La vicenda giudiziaria che mi ha visto mio malgrado coinvolto ha avuto inizio il 27 maggio 2009, quando la Guardia di Finanza mi notificò un provvedimento di perquisizione e sequestro, che valeva anche come informazione di garanzia, emesso dalla Procura della Repubblica di Velletri, nell’ambito del procedimento di cui al n.r.g. 2859/2008, che venne immediatamente eseguito.

Ho fatto parte dall’ 8 novembre 2005 al 24 ottobre 2006, in qualità di rappresentante della parte pubblica, del Consiglio di Amministrazione di una società, la “Nettuno Servizi srl”, costituita per il 51% con capitale pubblico e per il restante 49% con capitale di soci privati che, in virtù di una convenzione con la città di Nettuno, riscuoteva i tributi.

L’ipotesi di reato formulata dal P.M. era quella di violazione degli artt. 110, 81 e 314 c.p. perché, “…quali componenti CdA della Nettuno servizi srl e quindi incaricati di pubblico servizio perché gestori de iure o de facto del servizio riscossione tributi del Comune di Nettuno con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, nel periodo dal 2003 al marzo 2008 si appropriavano della somma di euro 63.000.000 circa, pari all’importo delle imposte che i cittadini versavano quali tributi su conti correnti apparentemente riferibili alla Nettuno Servizi srl (società mista – avente quali soci Comune Nettuno e S Giorgio  spa – gestore del servizio tributi per conto del comune di nettuno servizio che in virtù di un accordo in realtà era gestito dal socio privato S Giorgio Spa ora Tributi italia spa) in realtà intestati alla S Giorgio spa (ora Tributi Italia spa) e istantaneamente stornati su conti privati della S. Giorgio Spa o altre società del Gruppo del ....... e da questi utilizzati per finanziare le esigenze di cassa delle altre società del gruppo del ……. e solo con grandi ritardi e a seguito azioni giudiziarie rese al Comune di Nettuno – al netto degli aggi – parzialmente rese per il soddisfacimento delle esigenze dell’ente pubblico”.

La sorpresa è stata comunque grande: pur frastornato, mi misi a completa disposizione degli agenti della Guardia di Finanza, mentre la mia mente cercava di capire razionalmente cosa stava succedendo ma soprattutto perché.

Tuttavia la mia coscienza era a posto, dal momento che non avevo nulla da nascondere o da rimproverarmi.

Pur rimanendo comunque fiducioso nell’operato della Magistratura, nonostante il principio di non colpevolezza fino agli accertamenti definitivi, si aprirono quelli che possono essere definiti “processi paralleli” che si sono inevitabilmente tradotti in un’inaccettabile “gogna mediatica” con tutte le ovvie conseguenze sul piano umano.

Aprendo una parentesi per quanto riguarda il diritto di cronaca che certamente nessuno vuole mortificare, sarebbe il caso di trovare il giusto equilibrio con il diritto alla riservatezza, anche perché si rischia di ledere in maniera irreparabile la reputazione di una persona attraverso arbitrarie integrazioni, aggiunte, commenti, insinuazioni che alla fine fanno venire meno la stima e la fiducia della comunità nei confronti di chiunque venga a trovarsi in spiacevoli situazioni analoghe a quella che mi ha visto coinvolto.

Certamente, per quanto a mia conoscenza, le perplessità in ordine a quanto stava accadendo erano molte.

Infatti, se ipoteticamente sussistevano delle responsabilità personali in ordine a quanto contestato dal P.M. procedente, era comprensibile l’avvio di un’indagine nei confronti degli amministratori delegati succedutisi nel tempo, ma non lo era altrettanto il successivo coinvolgimento del C.d.A. della “Nettuno Servizi srl”, oltretutto dei soli componenti di parte pubblica in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale della città di Nettuno, mentre, tra l’altro, i componenti di parte privata dello stesso C.d.A. non vennero raggiunti neanche da un avviso di garanzia.

Non si comprendeva neanche perché la Procura della Repubblica di Velletri, che procedeva per questa vicenda, non si attivò nel 2006, quando un componente di parte pubblica del C.d.A. presentò un esposto riguardo a presunte anomalie di gestione della società.

Inoltre, le lettere da me sottoscritte durante la permanenza nel C.d.A., che in qualche modo avrebbero potuto chiarire immediatamente la mia posizione, non vennero neanche acquisite dalla Guardia di Finanza nel corso della perquisizione domiciliare di cui fui oggetto.

Tuttavia, in sede di udienza preliminare, la mia difesa ebbe a depositare le lettere in questione che avevo inviato al Sindaco di Nettuno, al Presidente del Consiglio di Amministrazione ed al Presidente del Collegio Sindacale della “Nettuno Servizi srl”.

Dalla semplice lettura di tali missive si evinceva in modo chiaro e scevro da diverse possibili interpretazioni, come avevo sempre svolto il mio compito istituzionale, cercando di far emergere tutte le contraddizioni che si palesavano nella gestione della “Nettuno Servizi srl”, all’interno della quale, i componenti di nomina pubblica non avevano di fatto nessuna possibilità di controllo dell’attività del socio privato (ciò emergeva chiaramente dalla semplice lettura dello Statuto della “Nettuno Servizi srl”).

Ma nonostante tutto ciò, sono stato indagato e rinviato a giudizio dalla Procura di Velletri trovandomi ingiustamente sottoposto a procedimento penale per fatti che non potevano oggettivamente essere stati commessi in parte per ragioni di carattere temporale ed in parte per ragioni di fatto oggettive.

Infatti mi furono imputate presunte condotte appropriative di denaro pubblico per il periodo compreso fra il marzo del 2003 ed il novembre del 2008.

Orbene, venni nominato l’8 novembre 2004, la mia designazione venne ratificata dall’assemblea dei soci della “Nettuno Servizi” il 21 aprile 2005 e mi dimisi il 24 ottobre 2006.

Quindi tutti i presunti fatti delittuosi anteriori alla mia nomina e posteriori alle mie dimissioni, non potevo oggettivamente averli commessi e perciò l’unico periodo da prendere in considerazione era quello dall' 8 novembre 2004 al 24 ottobre 2006!!!

L’indagine condotta dalla Procura di Velletri su di me e sugli altri componenti del Consiglio di Amministrazione di nomina pubblica, era pertanto basata solo su una fantasiosa costruzione teorica che non ha mai avuto alcun tipo di riscontro fattuale, con la conseguenza di farmi vivere una parte della vita attraversata da profondo disagio per sentirmi oggetto di accuse inverosimili e totalmente infondate.

Il 4 marzo 2011, il Giudice per l’udienza preliminare presso la Procura della Repubblica di Velletri, come già detto, dispose il mio rinvio a giudizio, lasciandomi amareggiato e deluso perchè avevo fiducia che la mia posizione potesse in qualche modo essere chiarita nella fase delle indagini preliminari o, appunto, in udienza preliminare, ma non fu così.

All’udienza dibattimentale del 20 dicembre 2012 tenutasi dinanzi al Collegio Giudicante, a seguito di un’eccezione di incompetenza per territorio sollevata dalle difese di alcuni degli imputati di parte privata della “Nettuno Servizi srl”, al fine di far accertare la competenza per connessione con altro procedimento pendente dinanzi la Procura della Repubblica di Roma, il Tribunale di Velletri emetteva ordinanza con la quale, facendo salva ed impregiudicata ogni questione sulla suddetta eccezione di incompetenza territoriale, invitava le parti richiedenti a documentare l’eccezione medesima, disponendo il rinvio all’udienza del 24 gennaio 2013.

Successivamente, in tale udienza, il Tribunale, a seguito dell’avvenuta produzione documentale a sostegno dell’eccezione sollevata, emetteva la sentenza n. 176/2013 con la quale dichiarava l’incompetenza per territorio del Tribunale di Velletri in favore del Tribunale di Roma, ordinando la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Roma, essendo palese la connessione fra il procedimento dinanzi a sé pendente e quello iscritto al n. 36701/2010 R.G.N.R. della Procura di Roma, trattandosi in quest’ultimo caso del reato di bancarotta fraudolenta e quindi più grave di quelli contestati dalla Procura di Velletri.

Il processo quindi “regredì” dalla fase del rinvio a giudizio a quella delle indagini preliminari che, tuttavia, data la complessità della vicenda, andavano ancora avanti....

Ancor più specificamente, il procedimento in carico alla Procura della Repubblica di Roma atteneva a fatti identici a quelli per i quali pendeva il processo penale a Velletri, con la differenza macroscopica che solo a Velletri, la procura della Repubblica aveva indagato e chiesto il rinvio a giudizio, peraltro concesso dal G.U.P., anche dei componenti di nomina pubblica del C.d.A. della “Nettuno Servizi srl” inventando la figura del reato di peculato societario in una società mista (pubblico-privato) sconosciuta al codice penale ed alla giurisprudenza della Cassazione.

A tale proposito infatti la Procura della Repubblica di Roma, per nessun altro Comune d’Italia interessato dai fatti di causa attribuiti ai soggetti privati di cui sopra ha giustamente pensato di indagare e quindi assoggettare a procedimento penale, i componenti di nomina pubblica delle società comunali incaricate della gestione dei tributi locali.

Inoltre, agli atti non vi era alcuna prova di tali appropriazioni atteso che, la Procura di Velletri, non acquisì alcuna documentazione contabile bancaria, postale o di altra natura che potesse anche solo lontanamente far pensare che io avessi acquisto, utilizzato o gestito per fini personali denaro pubblico di cui non potevo materialmente avere alcuna disponibilità atteso che, non appena i soldi venivano versati dai cittadini, erano immediatamente stornati e girati sui conti personali di alcuni soci privati della “Nettuno Servizi srl”.

Il 15 luglio 2017, il P.M. della Procura della Repubblica di Roma, ha presentato al G.I.P. la richiesta di archiviazione precisando che “…si è ritenuto di procedere a richiedere archiviazione - quando il merito sottostante evidenziava l’infondatezza della notizia di reato - anche per i casi in cui la competenza di questo ufficio sia stata affermata da un giudice con provvedimento di trasmissione degli atti al p.m. successivo all’esercizio di azione penale (Cass. Sez. VI, sent. 7681 del 14/01/2004, Pierotti Cei, rv 229830)".

Il 13 settembre 2017 il G.I.P., con decreto depositato il 23 ottobre 2017, ha accolto la richiesta di archiviazione del P.M., ponendo finalmente termine a questa vicenda assurda che è iniziata ben oltre 8 anni fa!!!

Il 30 aprile 2018 è stato iscritto a ruolo presso la Sezione Equa riparazione della Corte di Appello di Roma, il ricorso per violazione del termine ragionevole del processo ai sensi della Legge n. 89/2001 (c.d. legge Pinto).

Il 30 maggio 2018 ho inviato un esposto sull'accaduto al sig. Ministro della Giustizia chiedendo se, nell'ambito delle proprie competenze, intendesse verificare la situazione, per adottare, qualora fossero emersi profili di responsabilità, le opportune iniziative disciplinari, oltre ad ogni più ampia iniziativa a termini di legge che sì fosse rivelata necessaria, anche al fine di fare chiarezza rispetto all'impiego dei tributi versati dai cittadini, oltre che nella Città di Nettuno, nei vari enti locali in cui operava la società "Tributi Italia SpA", nella sua qualità di socio privato.

Il 12 aprile 2019, dopo reiterati solleciti, il Ministero della Giustizia mi ha comunicato che: "non sono emersi presupposti per dare corso ad iniziative di carattere disciplinare da parte del Ministro, nei confronti di magistrati appartenenti all'ordine giudiziario. E' stata disposta pertanto l'archiviazione della pratica".

Ho replicato a tale comunicazione ribadendo le mie richieste ed evidenziando che, nel frattempo, il 4 dicembre 2018 era stato accolto il ricorso ai sensi della Legge n. 89/2001 e per effetto di tale accoglimento, tra l'altro, è stato ingiunto al Ministero della Giustizia di rifondermi le spese processuali.

Mi astengo volutamente da ogni ulteriore considerazione di carattere generale circa l'accaduto ma, da semplice cittadino quale sono, vorrei comprendere se vicende come questa si sviluppano nell’interesse della Giustizia o con precise finalità politiche, perché se così fosse, nessun cittadino onesto sarebbe più al sicuro rispetto a meccanismi tanto complessi quanto perversi che potrebbero arrivare a distruggerlo moralmente e materialmente.

Vicende come questa, purtroppo, sono all’ordine del giorno tra l’indifferenza generale e l’ipocrisia delle Istituzioni, o meglio, di alcuni uomini che le rappresentano.

E’ triste dover subire passivamente ingiustizie di questa portata in un Paese che, tra l’altro, più passa il tempo e più dimostra, nei fatti, di non avere alcun rispetto per la dignità della persona, tanto decantata da tutti ma ben lontana dall’essere concretamente attuata.

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